Regolamento unico europeo

Le nuove normative sui droni introdotte dall’UE sostituiscono le normative nazionali. Regole semplificate e standard di sicurezza più elevati per coloro che desiderano utilizzare i sistemi di aeromobili a pilotaggio remoto UAV.

Di seguito le novità più importanti:

Entra in vigore un unico regolamento europeo sui droni. Dopo che il Parlamento europeo ha approvato i nuovi regolamenti di base dell’EASA nel giugno 2018, l’attuale revisione del disegno di legge di attuazione si è conclusa con un voto positivo da parte dei rappresentanti degli Stati membri della Commissione EASA della Commissione europea. La pubblicazione delle norme di attuazione nella Gazzetta Ufficiale Europea è quindi imminente, la cui pubblicazione è prevista per giugno e l’entrata in vigore prevista 20 giorni dopo la pubblicazione. Queste regole si applicheranno in tutti gli Stati membri un anno dopo la loro entrata in vigore. Dopo un periodo di transizione di due anni dall’entrata in vigore, chi vorrà operare con droni in Italia non dovrà più seguire le vecchie normative ENAC, ma dovrà conoscere e rispettare le nuove leggi europee.

Cosa offre il nuovo regolamento unico europeo per i droni? Qual è l’aspetto più importante? Cosa devono fare gli operatori e le aziende per operare con i droni? Per adeguarci al meglio alla nuova situazione legislativa, abbiamo intervistato Andrea Calvi, amministratore delegato della SKY53 – Calvi tecnologie, società specializzata nella individuazione e nello studio di applicazione dei droni ed esperti di regolamentazione in materia.

Perché un unico regolamento europeo per i droni?
Le nuove normative europee fanno parte di un quadro in rapida evoluzione. Il mercato dei droni ha visto una forte crescita in Europa negli ultimi anni e crescerà ulteriormente nei prossimi anni.
Tuttavia, le normative nazionali variano così tanto l’una dall’altra che è necessario creare un quadro normativo condiviso per garantire gli stessi standard di sicurezza in tutti gli Stati membri. L’unificazione delle regole garantirà l’inserimento sicuro degli aeromobili RPA nello spazio aereo civile. Non solo: il nuovo regolamento semplifica le regole per operare sul territorio nazionale e negli altri Stati membri dell’UE.

Quali aeromobili sono interessati dalle nuove normative?
Tutti. Qualsiasi aeromobile RC per uso civile, indipendentemente dalle dimensioni e dalla configurazione.

Come si semplificano le regole?
Ecco la novità: per la prima volta, le regole da seguire dipenderanno dal livello di rischio di ogni operazione. Pertanto, anche se vengono utilizzati gli stessi droni, operazioni diverse possono avere requisiti diversi.

Quanti tipi di categorie di operazioni con droni verranno introdotte?
Sono state identificate tre categorie di operazioni: Open (A), Specific (B) e Certified (C).
La categoria Open rappresenta il livello di rischio più basso e comprende tre sottocategorie: per operazioni di volo sopra le persone (A1), vicino alle persone (A2) e lontano dalle persone (A3). In tutti e tre i casi si vola in VLOS, cioè sempre a vista; la quota massima di volo consentita è 120 m, mentre la massa del drone non può superare i 25 kg.
I droni autorizzati a volare nella categoria Open saranno divisi in 5 classi (dalla C0 alla C4) a seconda della massa, delle specifiche tecniche, delle funzionalità automatiche e delle prestazioni del velivolo. Per ottenere il marchio di classe e contestualmente l’obbligatorio marchio CE, costruttori e importatori dovranno presentare una dichiarazione di conformità. In questo modo anche un produttore extra-UE dovrà adottare le stesse regole di conformità per i propri prodotti.

Quali droni e quali operazioni rientrano in categorie specifiche e certificate?
In alcune categorie, i droni possono anche essere pilotati in BVLOS e quindi fuori dal campo visivo del pilota. Questa categoria non impone limiti di qualità o di quota e comprende tutte le operazioni che non soddisfano i requisiti della categoria Open. La certificazione richiesta per pilotare un drone dipenderà dal livello di rischio della specifica missione, che sarà valutato attraverso analisi specifiche. L’EASA e le autorità nazionali pubblicheranno anche scenari standard per un’approvazione più rapida di coloro che volano entro i limiti stabiliti.
Infine, le categorie di certificazione includono droni che trasportano persone o merci pericolose e operazioni con droni che sorvolano le persone. In questo caso sono richieste varie certificazioni: aeromobile, operatore e pilota.

Con le nuove normative, come si diventa pilota di droni?
Per la categoria Open, che comprende la maggior parte delle operazioni svolte oggi, sarà semplificato il processo di addestramento dei piloti e rilascio dei certificati. Secondo le nuove normative europee, i corsi online possono essere seguiti su piattaforme riconosciute: sarà quindi più facile diventare pilota di droni per operazioni a basso rischio.

Quali sono i cambiamenti nelle operazioni ad alto rischio?
In specifiche categorie, le principali novità riguardano l’utilizzo della metodologia SORA (Specific Operational Risk Assessment) per la valutazione del rischio di transazione. Questo è un metodo per guidare la valutazione del rischio operativo, incluso il rischio al suolo (cosa accadrebbe se il drone cadesse a terra) e il rischio aereo (in caso di collisione in volo).
SORA fornisce una serie di requisiti da rispettare a seconda del livello di rischio. Questi requisiti coprono i domini orizzontali: gli aspetti tecnici del drone e quelli relativi ai fattori umani, nonché gli aspetti operativi e le procedure dell’operatore. Una volta soddisfatti tutti questi requisiti, e sotto il controllo dell’autorità competente (ENAC in Italia), puoi volare.

In che modo un regolamento unico europeo sostituirà il regolamento dell’ENAC?
Il nuovo regolamento europeo è obbligatorio e vincolante per tutti gli Stati membri, che devono adottarlo senza eccezioni. Sarà concesso un periodo di transizione di due anni durante il quale le norme nazionali saranno allineate alle norme europee.
Tuttavia, alcuni settori rimarranno di competenza delle autorità nazionali: le procedure per l’ingresso nello spazio aereo, ad esempio, possono variare da stato a stato. Anche per le zone libere da droni, saranno istituite zone regolamentate, vietate e pericolose in generale in tutto il Paese, con sanzioni per i trasgressori.

Ci saranno nuovi dispositivi di sicurezza sui droni?
Sì, due in particolare: identificazione elettronica e percezione/consapevolezza geografica (Electronic Identification e il geo awareness).
Il primo garantirà che le autorità possano identificare a distanza il proprietario del drone, se necessario. Invece, un sistema di sensibilizzazione geografica, tramite un software installato nel drone, con una banca dati di coordinate relative ad aree riservate o ad alto rischio (aggiornate in automatico), sistema che impedirà automaticamente all’aeromobile di entrare in determinate aree con limitazioni di volo.

Con le nuove normative cosa farà chi ha un drone per hobby?
Infatti, con l’introduzione delle nuove normative scomparirà la distinzione tra operazioni commerciali e amatoriali, quindi chiunque voglia utilizzare un drone dovrà attenersi alle stesse prescrizioni. Per chi utilizza i droni per scopi ricreativi, è probabile che la categoria di riferimento sia Open. L’operatore deve sapere a quale delle cinque sottocategorie appartiene e, quindi, quali requisiti deve soddisfare.

Cosa accadrà alle aziende che vogliono operare con i droni?
Le aziende hanno anche bisogno di sapere di volta in volta in quale categoria rientra la loro attività. Ad esempio, le grandi aziende che utilizzano droni per il monitoraggio delle infrastrutture (come le reti stradali o le reti di trasporto elettrico) spesso richiedono voli BVLOS e rientrano quindi in una categoria specifica. Per le aziende è necessaria un’analisi di valutazione del rischio che utilizzi la metodologia SORA per determinare i requisiti da soddisfare a livello tecnico e organizzativo.